A Gloria del Gran Maestro dell’Universo e del Nostro Protettore San Teobaldo

SANTORRE di SANTAROSA

(1783-1825)

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SANTAROSA, ANNIBALE SANTORRE DEI ROSSI DI POMAROLO, CONTE DI (1783—1825), Rivoluzionario Piemontese,

e leader del Risorgimento Italiano, nacque a Savigliano il 18 Novembre 1783. Era il figlio di un generale dell'Esercito Sardo, che rimase ucciso nella battaglia di Mondovì del 1796. La famiglia, di nobiltà recente, non era ricca. Santarosa entrò al servizio di Napoleone durante l'annessione del Piemonte alla Francia, e fu Sottoprefetto di La Spezia dal 1812 al 1814. Rimase comunque di sentimenti lealisti verso Casa Savoia, e dopo la restaurazione del Re di Sardegna nel 1814, restò nel servizio pubblico. Durante la breve campagna 'armi dell'Esercito Sardo alla frontiera sud- orientale della Francia nel 1815, servì come capitano dei Granatieri, e successivamente fu impiegato al ministero della guerra. L'epoca della Rivoluzione e dell'Impero avevano visto un grande sviluppo del patriottismo italiano, e Santarosa era colpito dallo strapotere concesso all'Austria in Italia nel 1815, che poneva il suo paese in una posizione di inferiorità. L'esplosione rivoluzionaria del 1820, che si estese dalla Spagna a Napoli, sembrò offrire ai patrioti una opportunità per assicurare all'Italia l'indipendenza. Quando nel 1821 l'esercito austriaco si mosse verso il meridione per aggredire i Napoletani. Santarosa entrò in una cospirazione che voleva l'intervento dei Piemontesi in favore dei Napoletani con un attacco alle linee di comunicazione austriache. La cospirazione mirava ad ottenere la cooperazione del principe di Carignano, il futuro re Carlo Alberto, che si credeva condividesse le apsirazioni patriottiche. Il 6 marzo 1821 Santarosa e tre associati ebbero un colloquio col Principe, e il 10 il "pronunciamiento" dei militari proclamò la costituzione spagnula . Il movimento non aveva alcun reale appoggio popolare, e molto presto collassò. Durante il breve predominio del suo partito Santarosa dimostrò una grande decisione di carattere. Fu arrestato, e sarebbe morto sulla forca se non fosse stato liberato da dei simpatizzanti. Fuggì in Francia, e visse per un certo tempo a Parigi sotto il falso nome di Conti. Qui scrisse in francese e pubblicò nel 1822 il suo "La revolution piemontaise", che gli attirò l'attenzione di Victor Cousin. Da questi fu aiutato e nascosto, ma il governo francese scoprì il suo rifugio, lo imprigionò e in seguito lo espulse da Parigi. Dopo un breve soggiorno prima ad Alençon e poi a Bourges, passò in Inghilterra dove trovò rifugio a Londra con Ugo Foscolo, e si fece alcuni pochi amici. Si trasferì a Nottingham, nella speranza di potersi mantenere insegnando il Francese e l'Italiano. Le miserie dell'esilio, piuttosto che la speranza di un qualsiasi vantaggio, lo condussero ad accompagnare il suo conterraneo Giacinto Collegno in Grecia, nel novembre 1824. Gli Italiani furono trattati male dai Greci, ed erano malvisti dai comitati Filelleni i quali ritenevano che la loro presenza poteva offendere la grandi Potenze. Quando l'8 maggio 1825 le truppe egiziane attaccarono l'isola di Sfacteria, presso Navarrino, Santarosa fu ucciso, apparentemente perché sembrava troppo miserabile e disperato per ricavarne qualcosa risparmiandolo.

Vedi: Vannucci, I Martiri della libertà italiana (Milano, 1877), e il vol. ix. della serie "I Contemporanei italiani (Torino) nella quale c'è una sua biografia di Angelo Degubernatis. La corrispondenza di Santarosa fu edita da Bianchi, Lettere di Santorre Santarosa (Torino, 1877). Un suo ritratto fatto da Victor Cousin si trova nella Revue des deux mondes del 1 Marzo 1840. Cousin gli dedicò il quarto libro delle sue traduzioni di Platone, e la lunga dedicacostituisce una vera e propria mini-biografia.


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