A Gloria del Gran Maestro dell’Universo e del Nostro Protettore San Teobaldo

L'IGNORANZA ILLUMINATA

Dialogo fra un carbonaro e un contadino

Il B.....C.....C..... Giovanni M.
Napoli, 1820, dalla tipografia di Francesco Del Vecchio

In: Bianca Marcolongo, Le Origini della Carboneria e le Società Segrete nell'Italia Meridionale dal 1810 al 1820, ristampa dell'edizione di Pavia 1912, Arnaldo Forni Editore s.i.d.

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Contadino

Caro amico; tu perché te chiamme cravonaro?

Carbonaro

Perché son figlio di una virtuosa società, così chiamata.

Cont.

Uh, che brutto nommo che tieni. Chilli che banno vennenno Cravuni, e li vastazi che lli pportano, so tutti uommini paputi e bilacchiuni, e tu pò, te fai chiammare Cravonaro giusto comm'a chilli?

Carb.

Caro contadino, t'inganni. Il Carbonaro non è il venditore o il facchino dei carboni: ma è una persona virtuosa che rassomiglia al Carbone.

Cont.

Donca tutti chilli, che hanno vestuti niri, cumm'o dicere li prieuti, li frati, li ministri, e chilli che hanno co lo lutto songo li Cravonari?

Carb.

Oh quanto sei pazzo, caro mio, vedo bene che non sai distinguere la notte dal giorno!

Cont.

So pazzo, non ei ovve', perché fuorse è pallone chello che dico?

Carb.

Sicuro, ch'è una bestialità asserire che il Carbonaro è colui il quale va vestito negro.

Cont.

Nsomma; chi mmalora so sti cancari de li Carbonari?

Carb.

Sono coloro i quali hanno il cuore simile al carbone.

Cont.

Tanto chiù aiut'a dicere, invece d tené la Casone e la Sciammeria nera, teneno lo core comm'a la pece. I che se ne po' sperà, de sta razza d'ommene?

Carb.

Caro il mio contadino, tu manghi nei primi principi. Bisogna perciò spregiudicarti, coll'insegnarti la natura e virtù del Carbone.

Cont.

U mmalora che sento! Lu Cravone puro tene la vertute e la nasceta? Già ch'è chesso, mmuzzane nu tantillo, comme nasce lu Cravone, chi è lu Papà, la Mamà e quale vertute se mparaje, quando jeva a la Scuola?

Carb.

Tu mi fai ridere di cuore: Che nascita, che genitori, che virtù appresa chiedi da un Carbone?

Cont.

Mmalora! Tu mo proprio m'hai ditto, ca me vulivi numerà la nasceta, pasccta e vertude de lu Cravone, e mo te revuoti?

Carb.

Certamente, perché spiegandoti la natura, intendo spiegarti la purità e l'origine del Carbone, com'anche spiegandoti la virtute, intendo dischiararti le prerogative che contiene in sé lo stesso Carbone.

Cont.

Va buono ne, taggio 'ntiso, donca mmzzatene tutti sti cosarelle, ca me pare cient'anni de lu sapé.

Carb.

Devi sapere che il Carbone, prima di essere tale, è un legno reciso, infruttifero, inutile a lavorarsi, e tante volte nodoso e duro come un macigno. Il Villano, vedendolo inservibile, ed ostinato ai replicati colpi della sua accetta, lo mette nella fornace, e lo fa purificare dal fuoco, e così perde l'essere di legno ed eccolo purificato.

Cont.

Ma che vuoi dicere pe chesto?

Carb.

Capperi, tu niente capisci. Voglio dire, subito che un uomo ha la sorte di far parte fra li Carbonari, diventa puro, simile al Carbone, ch'è stato purificato come l'oro nel vergiuolo, e perciò diventa amico di Dio e del suo simile, gran difensore della Patria e del Trono, virtuoso, socievole, caritativo, e per dirla in uno, eroe e possiede tutte le buone qualità.

Cont.

Caro mio Cravonaro, tu me stai impapocchianno tunno de palla!

Carb.

Perché, dubiti ancora?

Cont.

Sicuramente ca ne dubbeto: Auto non sento dicere pe lo munno e pe tutti li puntuni i Napoli, ca li Cravonari parlano co farfariello, e non credono a Dio, caso tant'assassini, maltrattano tutte sciorte de perzone, e fanno millecoglionarie nfino affennersi Cravonari a Cravonari. Comme va chesso mo? mmezzuccello puozze sta buono.

Carb.

Hai tutta la ragione, mio caro contadino, parlarmi con questo linguaggio, ora mi sembra che quasi stai ragionando. La risposta è pronta: éccola. Devi sapere ch'in Napoli ci sono molti che fanno li capi ai Carbonari, e questi si chiamano G... M... (Gran Maestri), tra' quali ve ne sono pochissimi che hanno creduto farsi merito col crescere il numero dei loro Individui, che perciò hanno arrolato sotto di loro varj ceti di persone, fra le quali ve ne sono alcune insubordinate, mal intenzionate e senza carattere. E queste sole persone sono quelle che fanno degl'inconvenienti, i quali denigrano l'inesplicabile splendore della Carboneria. L'intera Massa però, è composta di uominiscelti e bravi, che, amano Dio, il prossimo più di loro stessi, e son forniti di sperimentata virtù e bontà.

Cont.

Giacch'è chesto, perché non se castigano sti nguietaturi?

Carb.

Bisogna adesso usar prudenza. Ma posso dire che questi son segnati col lapis, e quando sarà tempo la giustizia li metterà a dovere.

Cont.

Ma famme razia, è ovvero ca parlano co farfariello, e fano tante brutte cose?

Carb.

Che pensare è questo? E non ti accorgi che queste sono voci, che si vanno spargendo da Malevoli Rivoluzionari, e da coloro che vogliono vivere nel Dispotismo, degli Eoismi e delle femminelle?

Cont.

Ora, Cravonaro bello mio, io so assaie dubbiuso che sta vertude e bontade, che me staje fitto fitto canzonejanno mmezzatemmiello chiù meglio co un auto assempio. Puozze stà buono.

Carb.

Eccomi pronto, voglio soddisfarti. il Carbone, quando è acceso, è un fuoco violento: tal è il Carbonaro, mentre il suo cuore sta acceso del fuoco di carità, e ti assicuro nel mio onore che ogni Carbonaro è pronto a soffrire qualunque disastro pel bene del Trono, della Patria e del suo simile, mediante questo mistico fuoco; innanzi si obbligò, nel suo rinascimento, con solenne giuramento, di rispettare,venerare e amare tutte le persone di qualunque ceto e condizione e di aiutare gli uomini onesti nei loro disegni, a costo del proprio sangue, per amor di Dio.

Cont.

Oh, puro è buono ca m'hai ditta satua cosa, ca quanno lo Cravonaro s'à da fa Cravonaro ave de di lo joramiento, e promette de fa parecchie cosarelle. Ma mecco o paura che non ge fasse anche cose sconceche; aggi pazienza, dimme la verità, puozze stà buono.

Carb.

Oh Dio, quanto sei dubbioso. Io già ti ho assicurato che tutto va in buon ordine secondo la nostra Sacrosanta Cristiana Cattolica Romana Religione, dunque persuadetevi a'detti miei.

Cont.

Puozze sta buono cient'anni, levame sta reffecordà che t'aggio detto, e po' non te dico niente chiù.

Carb.

Voglio accontentarti quest'ultima volta. Devi sapere che quando un cittadino dev'essere ammesso nella Carboneria, prima di tutto se ne prenderà un esatto informo, e non trovandosi idoneo, abile, virtuoso, amante di Dio, del Re e del suo simile, sarà ributtato per sempre; all'incontro, ritrovandolo fornito di tutte queste buone qualità, sarà subito con applauso ammesso ed apprende nello stesso tempo i suoi doveri, diventa un uomo dabbene, virtuoso, che può far parte in tutte le Società. Poscia saran difese, e protette tutte le sue giuste ragioni, io ogni luogo, in ogni tempo. Ritroverà amici in tutti, in tutt'il mondo, mentre li Carbonari sono sparsi soipra l'intera superficie della Terra, e stanno tra di loro uniti con santo indissolubile nodo di fratellanza.

Cont.

Cancaro! Tu me parli comm'a no Rettore: Chesso ch'ai ditto, ca li Cravonari hanno de essere de tante belle manere pare che li prerecaturi, Messionanti lo prerecano dint'alle Chiese, a tutte sciorte de perzone, e aggio sentuto dicere puro, ca tutte chelle perzone che cammino de sta manera se ne sagliano adderettura Mparadiso: dunca tutti li Cravonari, ch'anno da morì ancora, passano tutti Mparadiso?

Carb.

Certo, tutti quelli che sono nel Paradiso, sono stati tutti Eroi virtuosi, come oggi sono li Carbonari, e certamente non potevano giungere a quella bella Sionne, se non avessero osservato i Sacrosanti doveri Carbonari, cioè di amare Dio e il prossimo.

Cont.

Val'a dicere, verborazia, ca tutti li Cravonari so Santi, e quanno moreno, se ne vanno co tutti li zuoccoli mparadiso? Ah, ah, ah...

Carb.

Piano, non ridere; bisogna distinguere. Il Carbonaro, che veramente esercita il suo dovere carbonaro, certamente, sarà un Santo il più caro a Dio. Ma come ogni uomo, è vestito di fragil carne, così facilmente può ttrasgredire i precetti Carbonari ed ecco che trasgredendo tali precetti, offende Dio e l'ordine Carbonario e perciò poco sarà capace della celeste beatitudine.

Cont.

Donca lo Cravonaro per essere bono Cravonaro, dev'amare Dio, lo prossemo suo, ba scorrenno?

Carb.

Cartamente.

Cont.

S'è chesso veramente lo Cravonaro, à da essere no buono Cristiano, perché tutte chesse lo sentette dicere a no Predecatore, e disse ca llo deceva la Sagra Scrittura.

Carb.

Non ti sei ingannato, mio caro contadino, perché questi 2 precetti dalli quali dipende tutta la legge sono registrati nel Vangelo di S.Marco al Cap.12, Vers. 29 30 e 31.

Cont.

Chesta ragione che mmaje ditta, me fa capace, ma tengo nato scrupolo, che me ngojeta fitto fitto e me piglio scuorno de tello dicere.

Carb.

Qual'è quest'altro scrupolo?

(Qui il contadino racconta, con fine umorismo, l'aneddoto di un prete che, dopo avergli rubato nell'orto dei Carciofi, cercava di ottenere da lui, qual suo penitente, qualch'altra coserella, e tra un discorso e l'altro inveiva anche contro i Carbonari, dicendoli scomunicati dal papa. È questo lo scrupolo di cui vuol parlare il contadino, a cui il Carbonaro risponde:

Chiunque sia il giudice, non può condannare alcuno senza delitto. Neppure lo stesso Dio ch'è il fattore e dispositore della parte e del tutto, può punire chicchessia senza delitto. Se l'Onnipotente non può fare ciò, come mai lo potrebbe fare il S. Padre? Se la Carboneria offfendesse la divina Legge, la S. Chiesa o qualche dogma, sarebbe troppo giusto che il S. Padre emanasse tutte le accuse contro de' delinguenti. Ma come la Carboneria è poggiata sopra il diritto divino, umano, di natura, e sopra i SS. Evangeli, non può affatto il S. Padre emanare censure, e se mai ne abbia emanate, sono ingiustamente emanate, e perché ingiuste non obbligano all'osservanza. Dunque se mai altra volta venisse questo enunciato Sacerdote o altri sconsigliati, fateli sentire che non sanno il loro dovere, o che se un'altra volta ardissero eruttare tali perniciosi sentimenti, proverebbero il rigore della Giustizia, come disturbatori dello Stato e dell'Ordine Pubblico.

Cont.

Mo me so capacetato ca li cravonari so boni omini, e non ei ovvero ca so scommonecati e nemmeno parlano co farfariello e mango fanno tante brutte cose, e perzò me vorria fa' io puro Cavonaro; che dici, ma ga pozzo fa o no?

Carb.

Ti vuoi far Carbonaro? e tu ài coraggio?

Cont.

De che?

Carb.

Di fare a scoppettate ed ammazzare la gente?

Cont.

Co chi aggio da fa a scoppettate, coll'uomini!

Carb.

Cogli uomini

Cont.

Tu me vuoi fa ascì pazzo, na vota dici ch'aggio d'àmà lo prossemo mio, e n'auta vota dici ch'aggio da fà a scoppettate coll'uommene?

Carb.

Certamente, perché devi ristettare tutti i Carbonari e tutti gli uomini che assomigliano ai Carbonari, tutti i virtuosi, timorati di Dio, amanti del Re e della Nazione: all'incontro devi mostrarti coraggioso e costante con quegli uomini che sono contro il bene pubblico e del genere umano. Cosa dici, ti basta il coraggio di massacrare questi scellerati?

Cont.

A! tu de chist'uommeni parlavi, chisti meretano di esere accisi e arsi vivi vivi mille volte, e se me tocca le voglio fà lo boia e lo tirapiedi, e se chesto non basta, me l'arrosto ncoppa a na gratiglia e me li magno comm'a fecatiella.

Carb.

Hai capito di qual'uomini io parlo?

Cont.

T'aggio ntiso e t'aggio obbrecazione, ma famme razia doppo che me so fatoo Cravonaro, famme assapé puro qual'è lo fine che uno se fa Cravonaro, e quanto s'abbusca lo giorno?

Carb.

Mi pare che dici voler sapere tre cose: la prima cioè, qual obbligo contrae il Carbonaro, quando si fa Carbonaro. La seconda, qual'è lo scopo a cui tende la Carboneria, la terza, qual vantaggio si ha dalla Carboneria.

Cont.

Appunto chesso.

Carb.

Spiegherò la prima parte: qualunque uomo, entrando a far parte tra la società carbonaria, deve essere il modello di tutte le virtù, con amare Dio ch'è il Re dei Re e sommo bene; amare il Re e il suo simile con amor sincero fino ad esporre la propria vita. Spiegherò la seconda parte: cioè qual'è lo scopo a cui tende la Carboneria? La Carboneria tende alla felicitazione dell'uomocon renderlo libero, mentre all'inizio fu così da Dio creata, per cui ogni Carbonaro è tenuto a costo del proprio sangue difendere e sostenere i suoi diritti con abbattere calpestare le oppressioni e il dispotismo. Spiegandoti finalmente la terza parte, non posso negarti che quando diventa Carbonaro, fa un notabile cambiamento, cioè da vile, qual'è, diventa un Eroe, dalle tenebre passerà alla ,uce, e qual virtuoso, ritroverà aiuto e protezione in ogni luogo e sarà distinto in tutte le occasioni che possano accadergli.

Cont.

La seconda non troppo me capacita. Perché non ei ovvero ca tengo la lebertà, mentre aggio sentuto sempre dicere ca ngoppa a stu munno, ge so stati li RRi e tant'auti prepotienti, li quali ngianno carecati comm'a ciucci, e lo peo ca nun se pò manco parlà.

Carb.

Appunto quest'oppressione è quella che dobbiamo abbattere colle nostre virtù, e dobbiamo calpestare quel dispotismo che sino ad oggi ci ha dominato. Dio creò l'uomo libero ed indipendente. Questo stiede per poco tempo in tale stato; ma essendosi poi cresciuto l'uman genere, e con esso la malizia e lo spirito d' interesse, cominciò l'ambizione, e l'umo pensava opprimere l'altro. I nostri antichi Padri, volendo por fine alli disordini, pensarono eleggersi un capo, al quale tutti dovevano ubbidire, a condizione però che questo non doveva abbusare sopra chiunque del Popolo; e il popolo istesso emanare le leggi, e sotto queste dovea viver ognuno. Ma che, quei capi, a' quali davano il nome di Re, vedendosi inalzati e disponendo essi di tutte le forze, a poco a poco principiarono ad abusare nelle stabilite leggi a danno di tutti, ed ecco come siamo tra le oppressioni e il dispotismo.

Cont.

Dunca lo Cravonaro, quanno se fa Cravonaro, obbreca d'abbattere o Re e li Ministri sui?

Carb.

No. Anzi si obbligano a sostenere la Religione, il Trono e li Ministri, ma quelli dovranno governare il popolo con quelle sacrosante leggi che non offendono il diritto di ciascuna, e queste leggi devono essere sanzionate di consenso fra 'l Re 'l popolo e si dovranno osservare reciprocamente.

Cont.

A, si è chesso, va buono, perché lo poveriello, quanno se fa la lege se fa sentì, e quanno non s'osserva se fa sentì chi ci assaje, e accosì non se fa chiavà la varda bgollo, comm'a ciuccio carreco de mazze, e bi quante cose belle. Giacché è chesto, famme fà priesto Cravonaro.

Carb.

Ritorniamo a noi; giacché hai risoluto di farti Carbonaro, prima di farti, ditemi un'altra cosa.

Cont.

E che buoi sapé?

Carb.

Se qualch'uomo virtuoso ed amante del suo simile ha bisogno di te, cosa faresti?

Cont.

Ca io che ne saccio? Se sarrà caduto, l'ajutarria aizà, o malato le faciarria na visita, e ba scorrenno.

Carb.

Non basta solamente questo.

Cont.

E che avarriada fà chiù?

Carb.

Dev'ajutare il tuo simile, per quanto ha di bisogno, anche a costo della propria vita, in tutte le sue occorrenze. Devi soccorrerlo nello spirituale e temporale, e se ha bisogno di denaro devi somministrarglielo per quanto le tue forze permettono, e così sarà fatto a te nelle tue occorrenze. Puoi fare tutto ciò?

Cont.

Sissegnore, chessè cosa bona, lo affaccio a ciento mano, ma famme unata 'razia, io quanno só Cravonaro, pozzo ì armato sempre che boglio?

Carb.

No, caro Contadino, le armi si tengono in casa, e bisogna farne uso quando servono pel bene Pubblico, e quante volte siete comandato dai vostri legittimi superiori.

Cont.

Buono, chesso pure me piace, per non c'accidere l'uno co l'ato, mente l'ommene non tengono li cervelle juste.

Carb.

Avete dunque risoluto (di essere ascritto) fra gli Eroi e i Virtuosi?

Cont.

Tra chi, nfra li Cravonari?

Carb.

Si, tra' Carbonari.

Cont.

Me pare cient'anne de venì io puro co buje e de essere Cravonaro.

Carb.

Ed hai tutte le buone qualità che si ricercano per essere ricevuto tre noi!

Cont.

Me pare cha sì, e che uh malora sì cecato no lo bidi ca songo n'ommo da bene?

Carb.

Dunque, giacché sei determinato, poi venire dopo un mese, chè allora ti farò ricevere nella mia società.

Cont.

Mo chiù de n'auto mese, e che me vuoi fà fà vecchio?

Carb.

Non puol esser prima, perché si deve scrutinare bene la tua morale e tutti gli altri tuoi costumi.

Cont.

Donca, giacché non po'essere primmo, mo me ne vaco e resto mpietto a te tutte cose.

Carb.

Va bene; addio, caro Amico.

Cont.

Stavote bene. Addio, sì Cravonà.

Il B...C...C... Giovanni M.

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